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I social media non li ordina il dottore

Pubblicato da valebiblio su 16 Ottobre 2012, 08:07am

Tags: #AIB, #community management, #e-collaboration, #facebook, #social media, #Tips and tricks

Me lo chiedo sempre più spesso di fronte a tante pagine: ma perché aprire una pagina su Facebook se neanche voi avete ben chiaro cosa ci volete fare? Se i social media non te li ordina il dottore allora perché partire con il piede sbagliato? Se non sai neanche tu che obiettivo ti dai e che risorse hai perché farlo?

Volevo proporvi la mia analisi di un caso che mi sta molto a cuore: la pagina Facebook dell'Associazione Italiana Biblioteche (AIB). Per chi non lo sapesse le biblioteche sono state la mia prima attività professionale e il campo in cui ho condotto i miei studi sino a un annetto fa, anche l'analisi del mio network Facebook fatta con Gephi per il corso di Social network analysis rivela che il core della mia rete ruota attorno alle biblioteche. A marzo, durante un intervento, ho sostenuto la necessità di aprire una pagina Facebook dei bibliotecari italiani come luogo di condivisione, scambio e collaborazione per la crescita della professione e la presa di coscienza della sua specificità anche tra gli operatori stessi. Questa pagina ora c'è (ovviamente non perché l'ho chiesta io). Ma non ne sono per niente soddisfatta.

Premesso che il presidente dell'AIB è un amico e una persona che stimo, così come le persone che ruotano attorno alle presenze social dell'AIB (e che tali spero rimangano anche dopo questo post), affermo che:

la pagina Facebook dell'AIB è una cattiva pratica da non imitare

E adesso vi dico perchè IMHO (e tralascio l'account Twitter).

Non emerge assolutamente un'idea chiara di che storia si voglia raccontare, come mi ha detto una brava community manager, non si sente l'anima. Non si può popolare la pagina solo con automatismi di pubblicazione, la stragrande maggioranza dei post riporta la dicitura "tramite Twitterfeed". Questo significa che la pagina viene riempita automaticamente pescando dei feed da un'altra risorsa. Orbene, perché dovrei mettere il mi piace se posso sottoscrivere un feed rss che mi dà le stesse informazioni? Seconda cosa (un po' più fine) pubblicare con automatismi diminuisce l'engagement (altrimenti hootsuite sostituirebbe i community manager) e non ti permette di gestire il migliore momento di pubblicazione. Data la velocità dello streaming informativo su Facebook se vuoi fare arrivare la notizia è fondamentale darla nel momento giusto.

Responso: Bocciati in content curation

Chi si occupa di social sa che l'avere dei fan vivi e attivi (quello che va sotto il cappello di engagement) è lo scopo primario di una pagina. Facebook non è la tua vetrina (non lo era neanche il sito, figurati un social!) ma un posto dove si conversa e il valore è nel dialogo. La pagina AIB parte con un vantaggio fortissimo, l'avere una comunità professionale di riferimento ben definita che nei confronti della propria associazione professionale ha un vissuto positivo ed è disposta a mettere mi piace "sulla fiducia". Il problema non è quindi far mettere mi piace, i numeri dello screenshot qui sotto, dopo meno di un mese dall'apertura dimostrano che la pagina ha una fanbase discreta e che il buzz c'è stato, ma la conversazione è morta. Perchè?(ah, per inciso l'effetto novità ormai è bruciato e quindi il buzz spontaneo che non è stato sfruttato difficilmente sarà riproducibile)

Sicuramente i contenuti non stimolano la conversazione,  non viene voglia di parlare perché non si sente "calore umano" dentro. Cavolate? Non credo. Questi accorgimenti fanno la differenza tra pagine che funzionano e generano conversazioni e pagine che si accaparrano dei mi piace. All'utente si risponde SEMPRE. Basta un mi piace a una persona che ha speso del tempo a fare un commento per far sentire che si è stati considerati, se scrivo qualcosa e non ho cenno dai gestori la prossima volta vado a scrivere da altre parti.

Errore marchiano: mancano le immagini nella maggioranza dei post. Sono la base su cui si costruisce l'engagement (ma su questo torneremo dopo). Ah l'immagine dello screenshot qui sopra è tagliata, non tutte le dimensioni di immagine vanno bene per Facebook (ma questa è una piccolezza tutto sommato)

Responso: bocciati in engagement

La nuova impostazione di Facebook, il diario, è stato un passo importante perché lo ha caratterizzato nettamente sul versante storytelling. Si può usare questa modalità per raccontare la storia della propria istituzione attraverso le tappe salienti e su questo mi sembra che come concetto ci siamo. Non emerge però la storia di questa pagina: cosa vuole essere? Uno spazio per discutere tra bibliotecari? Un modo per farsi conoscere dai non utenti? Con quali strategie? Insomma: che cosa vogliamo comunicare? Questo è l'aspetto che maggiormente manca e che la rende una pagina "morta".

Mancano poi le immagini. Un esempio lampante. Pochissimi giorni fa si è svolto il primo Bibliopride italiano, la giornata dell'orgoglio bibliotecario che ha avuto copertura mediatica abbastanza diffusa. Benissimo, nella pagina Facebook dell'AIB non c'è una mezza foto dell'evento (o meglio degli eventi). Inoltre nei giorni precedenti la pagina, invece di creare l'attesa non ha fatto altro che pubblicare contenuti automatici. Decisamente un errore. Che ormai non si rimedia. La copertura sui social di questo evento era fondamentale: non c'è stata. Attenzione: l'evento ha avuto buona copertura su Twitter #bibliopride.

Facebook fa storytelling per immagini. Mi piacerebbe che la storia delle biblioteche non fosse quello che ti insegnano all'università (roba così per intenderci) ma la storia di chi fa questo mestiere, vorrei vedere i dietro le quinte perchè, cit. Gentilini, "le biblioteche sono sì piene di libri, ma è solo un caso".

Responso: bocciati in storytelling (e questo a dei bibliotecari brucia)

Questi erano i miei 2 cent alla questione. Nessuno nasce imparato, forza che c'è tempo per correggere il tiro. Per il momento quello che mi sento di dire è: bibliotecari cari se cercate un modello di pagina FB da far diventare standard de facto guardate altrove (ad esempio qui)

Un ultimo screenshot con alcune considerazioni finali sul perché ci sia bisogno di un modello. Guardate la conversazione che segue e giocate a individuare gli errori. Quali sono in termini di community management (e di regole di Facebook più in generale?)

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V
Cara Giovanna,<br /> Ti ringrazio della risposta che immagino vada intesa con ufficiale di AIB. Non voglio entrare nel merito del mio coinvolgimento si/ no nella pagina sulla quale se vuoi possiamo parlare in privato perché l'intento del post non é parlare di questo, almeno per come l'ho inteso io. Ho sempre creduto che le critiche in qualche modo aiutino a crescere, se me ne stai muovendo una sulla correttezza posso rifletterci anche se credo che un blogger possa esprimere anche un dissenso. Avrei voglia di confrontarmi nel merito dei contenuti del post. Sono lieta che vi siate guardati in giro e spero che le cose vadano migliorando e qcs si nota negli ultimissimi post. Se vogliamo parlarne diffusamente sono qui :) <br /> (My4cents)
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G
Finora non sono intervenuta pur avendo letto il tuo post. Non so da cosa tu tragga l'idea che non ci siamo guardati intorno. Come sai, quando abbiamo lanciato la pagina, ti avevo chiesto di entrare in redazione perché stavamo discutendo di alcune cose sul tema, e tu (giustamente, per carità ;)) mi hai risposto di no. Mi hai anche detto che ti saresti "fatta viva" per vie redazionali... non ho visto altro dopo, se non questo tuo post. <br /> Detto ciò, intorno ci siam guardati, c'era l'esigenza di partire con una certa tempistica, i post RSS feed garantiscono che TUTTO quello che viene pubblicato in AIB-Web sia presente anche su FB (e per un'associazione come la nostra, che conta su un certo numero di strutture gestite anche in maniera autonoma, è fondamentale) e adesso stiamo aggiustando il tiro per offrire una presenza migliore sui social. <br /> Ci mettiamo in gioco tutti i giorni su tanti fronti, compreso quello della comunicazione, fare "del nostro meglio" è una missione che portiamo avanti con le strutture, le persone e le difficoltà che abbiamo, non è una giustificazione ma la realtà. Penso, in buona sostanza, che i tuoi "due cents" potessero essere spesi meglio perché avresti potuto scegliere di "metterti in gioco" tu, collaborando con noi. E' così che l'associazione vive, cresce e migliora.
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V
Valeria, grazie per i link e un'osservazione sui tempi: noi sappiamo, ma forse i non bibliotecari no, che l'AIB è al 99% un'associazione gestita da volontari (tema delicato di questi tempi!). Da un volontario o da una persona che svolge altri mille incarichi non mi aspetterei che tutto venga fatto subito al meglio. Vai all'inizio di tante pagine istituzionali - ora che la timeline ci ha messi tutti in piazza - e vedrai che schifezze vengono fuori! Insomma tempo al tempo, e un po' di senso del realismo :-)
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G
Sinteticamente, la risposta non è ufficiale, perché è la risposta di Giovanna a un post su un blog.<br /> Come dicevo ho deciso di intervenire adesso in seguito al commento che hai postato, in cui più che parlare del profilo FB dell'AIB si parlava di altro (volontari, collaborazione, mettersi in gioco). <br /> Quanto al dissenso, ovvio che può essere espresso! Non mi sembra che il mio commento implicasse il contrario ;)
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V
Sai non sono sicura che il dire "siamo volontari facciamo del nostro meglio" sia sempre una giustificazione. Immagino che Giovanna, Ilaria, Stefano e tutte le persone che spendono del loro tempo per l'AIB abbiano anche altro cui pensare oltre che la pagina Facebook (e per inciso penso che questo mandato stia muovendosi molto bene su tantissime cose), ma sinceramente se non siete pronti e non avete l'idea di cosa volete comunicare, allora perchè iniziare? Certo tutti abbiamo fatto degli scivoloni e anche grossi e non solo all'inizio ma ormai c'è una tradizione di buone pratiche discretamente consolidata e guardarsi un po' attorno non avrebbe fatto male. Quello che penso io è che credere che una pagina Facebook si autoalimenti di feed rss voglia solo dire non volere veramente mettersi in gioco e questo non fa bene a un'associazione professionale IMHO (my 2 cents)
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